Vini rossi “leggeri”, grandi bianchi e spumanti: è ora di (ri)scoprire la Loira

Il resoconto di Loire Millésime 2023, l’anteprima vini di una regione che merita più considerazione in Italia. Cabernet Franc in stato di grazia. Novità per Chenin e Sauvignon Blanc, tra Savennières, Oisly e Chenonceaux

Vini rossi leggeri, grandi bianchi e spumanti è ora di (ri)scoprire la Loira editoriale davide bortone winemag Loire Millésime 2023
EDITORIALE –
Mentre i fondi europei stanno dando una nuova centralità enologica (non del tutto ancora meritata) a Paesi dei Balcani e dell’ex blocco sovietico, in buona parte spesi dalle organizzazioni locali per foraggiare la stampa internazionale di settore e incoraggiarla a scrivere di “quanto siano meravigliosi” i vini oggi prodotti in quelle zone (non saranno sfuggiti ai più informati alcuni “titoloni” di pubbliredazionali apparsi, per esempio, su Decanter, oppure lo spazio crescente conquistato a Prowein da queste nazioni, con la Germania e i suoi scrupolosi intermediari a proporsi come mercato chiave dell’export Ue) è bene che gli amanti del nettare di Bacco non perdano di vista una regione vinicola su tutte in Europa. Una tra le più note, che continua a produrre vini di assoluta qualità, mai abbastanza glorificati in Italia e nel panorama mondiale e oggi da (ri)scoprire: la Loira.

Gli importatori italiani di Borgogna e Bordeaux, per non parlare di Champagne, abbondano ma non sempre riescono a convincere in termini di profondità dell’assortimento. Il motivo è che la richiesta è alta e c’è un po’ di spazio per tutti, anche per gli improvvisati. Trovare invece vini della Loira in Italia, specie nelle carte dei ristoranti, è cosa ben più complicata. Eppure questa regione andrebbe collocata, a mio avviso, almeno tra le prime tre da scoprire (o approfondire) dentro e fuori dal calice, a partire da questo 2023.

Il motivo risiede nella moderna raffinatezza della produzione dei Vignerons della Loira, capaci di sfornare vini rossi leggeri (nuovo, vero trend internazionale che sta man, mano seppellendo l’abbondare delle sovra-concentrazioni, nonché l’uso smodato delle barrique di primo passaggio, vere e proprie serial killer di primari e varietali) tanto quanto vini bianchi freschi, minerali, verticali (altro trend) e spumanti – i Crémant – di ottima levatura (valide alternative ai più costosi Champagne).

LOIRE MILLÉSIME 2023: L’ANALISI DELL’ANTERPIMA

A Loire Millésime 2023, l’anteprima vini organizzata da InterLoire – Interprofession des Vins du Val de Loire che ha visto protagonista la stampa internazionale tra il 25 e il 29 aprile scorso, la Loira ha confermato che per essere tra i migliori basta, a volte, rimanere se stessi. Soprattutto se a cambiare sono gli altri. Un cambiamento dettato principalmente dalle novità del clima. Le alte temperature stanno letteralmente “cuocendo a puntino” diverse denominazioni internazionali, in cui si assiste – tra gli altri fenomeni negativi – a un’impennata dei valori dell’alcol che contribuisce ad allontanare i consumatori da determinate tipologie, se non a costringerli a puntare su bevande diverse dal vino.

Il climate change sta invece – per molti versi – avvantaggiando la Loira, regione connotata per lo più da un clima fresco e che del “Cool Climate” – formula ormai divenuta vera e propria leva di marketing internazionale da parte di cantine e territori più avveduti e all’avanguardia – fa e farà sempre più un cavallo di battaglia. Basti pensare che InterLoire ha messo “l’acquaal centro della sua campagna di promozione negli Usa e nei mercati target europei (tra cui non figura, per ora, l’Italia) nella duplice presenza “rinfrescante” dell’Oceano – soprattutto a ovest di Nantes, patria degli straordinari Cru del Muscadet – e dello stesso fiume Loira, che attraversa la regione contribuendo al 25% delle risorse idriche dell’intera Francia. Condizioni ideali, insomma, per reggere – anche in futuro – all’urto di stagioni calde, secche e siccitose, senza che i viticoltori locali debbano rivoluzionare di molto le pratiche agronomiche o di cantina.

CABERNET FRANC FAVORITO DAI CAMBIAMENTI CLIMATICI IN LOIRA

Dell’aumento delle temperature medie si avvantaggia soprattutto il Cabernet Franc, varietà simbolo della Loira che, in occasione della vendemmia 2021 proposta in anteprima dai produttori a Loire Millésime 2023, si presenta succoso più che mai, sapido (a volte addirittura bilanciatamente “salato”), golosissimo nelle migliori espressioni primarie del frutto.

Si passa dalla polpa rossa croccante tipica dei “leggerissimi” Saint-Nicolas-de-Bourgueil – vini tendenzialmente longilinei e slanciati nell’espressione del millesimo, seppur mai banali – alle più strutturate versioni “complesse” di Saumur-Champigny, l’Aoc che più di tutte concentra in 1.500 ettari di vigneto l’impressionante versatilità del Cabernet Franc della Loira. Non è raro trovare nella stessa gamma di una cantina vins légers e vins complexes, tipologie accomunate da un’immensa “approcciabilità“, garantita dall’immancabile agilità di beva.

GLI CHENIN DI SAVENNIÈRES: UNA GARANZIA

Un motivo in più per (ri)scoprire la Loira è la versatilità della produzione. Se le modernissime interpretazioni del Cabernet Franc potrebbero rivelarsi una scoperta per il mercato italiano – incentivando così i produttori a piantare Cabernet Franc nelle aree più adatte, scommettendo su vini “croccanti”, in pieno stile francese, segmento purtroppo poco presidiato al momento nel Bel Paese – di una maggiore notorietà godono Chenin e Sauvignon Blanc. Soprattutto per quest’ultimo, la notizia è che non bisogna per forza addentrarsi negli ormai noti Sancerre o Pouilly-Fumé per trovare assoluto appagamento dei sensi, in zona. Ma andiamo con ordine.

Lo Chenin è la terza varietà più piantata in Loira, diffusa soprattutto ad Angers e Touraine. I vini più verticali e minerali, specchio fedele dei suoli, trovano casa nella Savennières Aoc, a sud di Angers, sulle rive del fiume. Solo 150 gli ettari complessivi, per lo più arroccati su speroni rocciosi a picco sul fiume. Rese molto basse e terreni composti da scisti di arenaria e rioliti vulcaniche donano caratteristiche uniche allo Chenin. E per chi è a caccia di una longevità maggiore, ci sono i Savennières Roche aux Moines (veri mattatori a Loire Millésime 2023) e i Coulée de Serrant.

TOURAINE OISLY E CHENONCEAUX: L’EVOLUZIONE DEL SAUVIGNON BLANC

Anche sul Sauvignon Blanc della Loira si potrebbero scrivere pagine e pagine, ma è sul nuovo capitolo della varietà che è giusto concentrare la massima attenzione. La nuova “frontiera” si chiama Touraine Oisly, considerata “The cradle of Sauvignon Blanc“, ovvero la “Culla” del vitigno. Siamo a ovest di Montrichard, nella parte più orientale dell’Aoc Touraine, su un areale di soli 35 ettari allevati ad oggi da 7 viticoltori. In soli 12 anni (l’Aoc Oisly è stata istituita nel 2011 e riguarda solo le migliori parcelle della Sologne Viticole) il Sauvignon qui ha trovato un profilo unico, che mette al centro finezza ed eleganza, giusta concentrazione del frutto e sapidità, costituendo ormai una validissima alternativa ad Aoc più note (e costose).

Stesso discorso vale per un’altra denominazione in crescita, istituita nel 2011 all’interno della Aoc Touraine, proprio come quella di Oisly. Al centro, ancora una volta, il Sauvignon Blanc: si tratta della della Touraine-Chenonceaux, dal nome che richiama lo splendido Château della foto di copertina. I suoli, ricchi di calcare e argilla silicea, assicurano centralità e croccantezza al frutto. Nonostante la buona concentrazione aromatica, i vini base Sauvignon qui prodotti risultano sempre freschi, connotati da un’ottima agilità di beva e gastronomicità. Nelle prossime settimane, come per le altre denominazioni, i migliori assaggi a Loire Millésime 2023.

SEMPRE PIÙ PROFILATI I CRU DEL MUSCADET

Una lunga tavolata, con i produttori e i loro vini schierati in bell’ordine. Alle loro spalle, un roll-up che mostra il nome e il suolo di ogni cru. Si sono presentati così alla stampa i Vigneron di Nantes, per dare ulteriore (meritatissimo) risalto ai loro Crus Communaux, i Cru del Muscadet. Più passano gli anni e più i produttori di questo areale francese riescono a dare un senso a quello che, solo apparentemente, potrebbe sembrare un “abuso di zonazione”.

I vini provenienti dai differenti crus communaux del Muscadet hanno un’identità singolare precisa, al netto di qualche somiglianza che potrebbe avvicinare l’espressione di un cru a quella di un altro. Dieci quelli identificati, così riassumibili  grazie alle impressioni degli assaggi. Per le versioni più piene, stratificate e “potenti”: Clisson, Gorges, Mouzzillon-Tillières, Monnières-Saint Fiacre e Vallet. Per i crus del Muscadet di maggiore equilibrio e rotondità: Le Pallet, La Haye-Fouassière, Goulaine, Champtoceaux, La Haye-Fouassière e Château-Thébaud.

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